Wild Italy

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Wild Italy

Il lockdown 2020-2021 è stato anche un colossale esperimento ambientale, che ha determinato profonde conseguenze nell'assetto del popolamento di animali e di piante delle aree urbane. Grazie anche all'espansione delle popolazioni di grandi animali favorita dalla diminuzione dell...

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Stagione 8
La grande sfida oggi non si gioca tanto nel tentativo, impossibile, di fermare e invertire l'andamento delle mutazioni climatiche, quanto nel rallentare il progredirne e nel permettere agli esseri umani, e alla biodiversità, di adattarsi al cambiamento.
Con la crescita della consapevolezza della perdita della biodiversità e dell'alterazione degli equilibri (dal 1970 in poi), le zone umide vennero rivalutate. A partire dal 1972 l'Italia uscì dall'elenco delle nazioni malariche stilato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e una migliore gestione degli ultimi.
A partire dall'inizio degli anni Ottanta, l'attrazione esercitata dalle aree pianeggianti e costiere, e dai loro centri urbani e industriali, se da un lato determinò la pressoché totale distruzione degli ambienti dunali, lungo le coste basse, e dei boschi planiziari, d'altro lato fece emigrare masse di popolazione dalle ar...
Il periodo più drammatico per la Natura in Italia fu il Secondo Dopoguerra, quando, usciti da un conflitto devastante, gli italiani conobbero un incremento demografico, una crescita dei consumi, una espansione industriale che determinarono la rapida erosione del territorio con lo sviluppo dei centri urbani.
Con il Neolitico, circa 6.000 anni prima di Cristo, le popolazioni italiche sviluppano le prime forme di allevamento e di agricoltura, e ci sono i primi segnali di sedentarizzazione e di domesticazione degli animali. Fra le tante popolazioni si distinguono gli etruschi, un popolo ingegnoso che seppe vivere in armonia.
Nel Paleolitico, meno di centomila esseri umani si muovevano nel territorio della penisola. Questi uomini, muniti di pochi strumenti di pietra grezza, erano raccoglitori dei prodotti spontanei, dalle piante commestibili ai piccoli animali. Inizia così "l'anno Zero" della Storia della Natura in Italia.
Stagione 4
L'orso bruno alpino va alla grande, ma il suo cugino d'Abruzzo conta i giorni che lo separano dall'estinzione. Le ultime femmine fertili si avvicinano alle case, per allontanarsi dai maschi aggressivi e per trovare qualcosa da mangiare. C'è chi vuole cacciarle e chi vuole lasciarle libere. L'opinione pubblica si divide
Molti piccoli animali si riuniscono in gruppi, in branchi, in sciami. Ma mette più paura uno sciame di calabroni di un branco di lupi, ed è impossibile arrestare l'avanzata delle formiche, che ci somigliano molto, anzi troppo.
Il branco è in marcia: fra monti e valli, boschi e pianure, risuona il richiamo primordiale della natura selvaggia. I lupi avanzano per riconquistare il loro antico dominio, protagonisti di una fantastica rimonta e di un epico viaggio, dal profondo sud al cuore dell'Europa.
Due grandi uccelli acquatici stanno vivendo un vero e proprio boom demografico che sembra inarrestabile. Il cigno reale, dal piumaggio candido, e il cormorano, nero come la pece, hanno invaso laghi, stagni, paludi e fiumi. Ma se il loro numero esplode?
Trenta anni fa i cervi sardi erano sull'orlo dell'estinzione, oggi sono più di diecimila e continuano ad aumentare senza che nulla o nessuno possa fermarli.
Nessun piccolo animale ha influito sui destini dell'umanità così tanto quanto la zanzara. Ogni esemplare tra quelli che riescono a fuggire ai numerosi predatori naturali potrebbe scrivere una pagina di storia.
I cinghiali della nostra epoca non hanno niente a che vedere con gli antichi cinghiali maremmani, che un tempo popolavano la penisola. Quelli erano piccoli e sobri, mentre i cinghiali del terzo millennio sono il risultato di imprudenti rilasci di animali dell'Est europeo.
Mai come in quest'epoca le nostre montagne sono state popolate da grandi animali, prede e predatori. Il loro aumento rischia di far sottovalutare i segnali preoccupanti sulla tenuta delle basi stesse della vita. In crisi è il mondo del piccolo, che non fa parlare di sé, ma sostiene il grande edificio della biodiversità
Stagione 3
Da dove le onde si frangono sugli scogli, mettendo a dura prova la resistenza di ogni creatura, ai più nascosti recessi sottomarini, i mari italiani sono la culla di un insospettabile numero di organismi. Ma per quanto tempo ancora?
Dai Balcani e dall'Asia Centrale cicogne, aquile e falchi attraversano il mare per toccare terra nelle Tremiti e nel Gargano. Miliardi di uccelli si riposano qui prima di proseguire il loro viaggio attraverso il Mediterraneo.
Un tempo le isole dell'arcipelago toscano erano le vette di un antico continente che ora non c'è più. Oggi queste isole di granito testimoniano, con la loro flora e la loro fauna, l'esistenza dell'antica Tirrenide.
Le coste sabbiose dell'Italia sono uno straordinario paradiso di biodiversità, un punto di contatto fra il mare, la terra e l'acqua dolce. E' anche un universo fragile, che impone a piante e animali adattamenti estremi.
Molte delle più belle isole italiane hanno origine vulcanica. Sono figlie di giganteschi e violenti vulcani che hanno costruito nuovi mondi con esplosioni di fuoco, colate di lava, nubi di cenere e piogge di lapilli.
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